Un passo dopo l'altro verso il progresso

Da anni sostengo che nel nostro Paese qualunque riforma sui diritti civili sarebbe stata approvata solo qualora il Partito Democratico fosse stato pronto. Il PD non è il partito più progressista nel panorama politico italiano ma è l'unico che ha i numeri per portare avanti politiche progressiste; servono forze parlamentari per sostenere idee avanzate sui diritti civili, altrimenti rimangono solo idee buone per convegni e campagne elettorali.

Così capita che anche quando il PD è pronto ad approvare una legge di civiltà come le unioni civili e la stepchild adoption debba poi fare i conti con la realtà parlamentare e sia costretto alla dolorosissima rinuncia proprio alla parte più importante di quella legge, per far approvare, almeno, una prima norma di tutela per le coppie gay e lesbiche.

Ed è così anche oggi con l'approvazione della legge sul fine vita. Come lo è stato sul caporalato o sul "dopo di noi" altre leggi di enorme civiltà. E basterebbe un piccolo sforzo anche per lo "ius soli". Piacerebbe anche a me vivere in un paese con una destra liberale che spingesse il mio partito a posizioni ancora più avanzate ma ad oggi questo non è ancora avvenuto.

E così, alla fine di una legislatura politicamente sgangherata e con alcune scelte di carattere economico che non ho affatto condiviso, ci ritroviamo in un paese più moderno e in cui i cittadini e le cittadine hanno più diritti di cinque anni fa.

Non so come sarà la prossima legislatura. Sono convinto - sì, lo so che sono l'unico -che il PD sarà ancora una volta il primo partito ma che difficilmente sarà in grado di avere una maggioranza per governare. Quel che so di certo è che, anche nella prossima legislatura, se ci saranno nuove e ormai indispensabili conquiste sui diritti civili, sarà perché il PD alla fine sarà riuscito a sposare quella posizione.

Tratto da un post di Daniele Viotti,

eurodeputato del Partito Democratico